“X”, Simulacri dello Spazio, si rivelano finestre su un altrove interiore e cosmico, un invito a riflettere sulla nostra relazione con l'ignoto e l'infinito. L'astrazione, cifra stilistica dominante, non è qui un mero rifiuto della rappresentazione figurativa. Al contrario, essa si fa strumento privilegiato per evocare l'essenza stessa dello spazio, sottraendolo alle contingenze del reale per condurlo sul terreno sconfinato dell'immaginazione. Cromie intense e vibranti, stagliandosi sull'oscurità profonda dello sfondo nero, generano un senso di profondità e tridimensionalità che cattura lo sguardo e lo conduce in un viaggio percettivo. L'accostamento audace di tonalità contrastanti, lungi dal creare dissonanza, produce un'armonia dinamica, un equilibrio instabile che ricorda la tensione tra ordine e caos che caratterizza l'universo stesso. La luce, infine, gioca un ruolo fondamentale nel plasmare lo spazio di queste opere. Bagliori, riflessi e ombre emergono dall'oscurità, scolpendo le forme e conferendo loro una matericità quasi tangibile. La luce non è solo un elemento decorativo, ma uno strumento attivo che contribuisce a creare un'atmosfera di mistero e contemplazione. Essa evoca la presenza di una fonte di energia, un punto di origine da cui scaturisce l'intera composizione, suggerendo una dinamica di espansione e irradiazione che ricorda i fenomeni cosmici. “X” si offrono come un invito a superare i limiti della percezione ordinaria e a intraprendere un viaggio interiore attraverso le profondità dello spazio. Esse ci ricordano che l'arte, quando autentica, è capace di dischiudere nuovi orizzonti di significato e di espandere la nostra comprensione del mondo che ci circonda e di noi stessi.